… Quando al Carmine…

non c’era ancora il mercato… quando il bucato steso era la cifra della vitalità di un rione… quando le pietre per rifare il selciato le trasportavano i carri… quando le bestie si dissetavano all’arbio… il tutto, comunque e sempre, sotto lo sguardo benevolo di San Simone Stock…

… Quando il Lagaccio…

non era ancora sinonimo del biscotto nostrano…
quando l’Ammiraglio ne volle la costruzione per irrigare i giardini del suo Palazzo ed essere autonomo dal punto di vista idrico…
quando serviva alle fabbriche della Repubblica per produrre polvere da sparo…
quando in inverno, sul lago ghiacciato, ci si andava a pattinare…
ora, prosciugato, è coperto dal campo sportivo….

“… Questa è la città dei re”…

storia di un poeta innamorato…
“A quel tempo eravate il popolo più felice della terra.
Il vostro paese pareva un soggiorno celeste così son dipinti gli Elisi.
Quale spettacolo dalla parte del mare!
Torri che sembrano minacciare il firmamento, poggi coperti di ulivi e melaranci, case marmoree in su le rupi, e deliziosi recessi in tra gli scogli, ove l’arte vincea la natura, e alla cui vista... i naviganti sospendeano il movimento dei remi, tutti intenti a riguardare.
Ma chi veniva da terra, meravigliando, vedeva uomini e donne regalmente vestiti, e fino tra boschi e montagne delizie incognite nelle corti reali.
All’ingresso della città vostra, pareva mettere piede nel tempio della Felicità e di lei si preferiva ciò che fu detto anticamente di Roma:
questa è la città dei Re.”
Dichiarazione d’amore datata 1352 scritta da Francesco Petrarca ai genovesi per esortarli a riappacificarsi con i veneziani con i quali, ormai da tempo, erano ai ferri corti.
Epistola anteriore di sei anni rispetto alla celebre definizione di Superba (“Vedrai una città regale… Superba…) ma non meno pregna di rispetto e ammirazione.
Panorama di Genova. Foto di Agnese Barbara Cittadini.