Breve storia dei rapporti fra Genova e la Sardegna….

La storia della Sardegna affonda le proprie radici in tempi antichissimi, quando ancor prima dell’avvento dei Greci, era nota con il nome di Ichnusa. A me però interessa narrare delle sue vicende a partire dall’epoca medievale quando nel 534  l’isola fu conquistata dal generale bizantino Belisario.

Già dall’VIII sec. i coraggiosi guerrieri dell’impero d’Oriente, nonostante la strenua difesa, non poterono impedirne l’occupazione da parte araba. Soltanto nel 1022 grazie all’aiuto di genovesi e pisani i sardi riuscirono finalmente a liberare la loro terra costringendo gli invasori alla ritirata. Fu così che nel 1175 le due potenti repubbliche si spartirono l’isola: Genova a nord e Pisa a sud.

Per la Superba, se da un lato la Corsica rappresentava un imprescindibile baluardo difensivo, dall’altro la Sardegna significava un territorio da sfruttare. Quest’ultima infatti  era fonte di lana, formaggi, sale, grano, ferro e pellame tutti prodotti molto appetibili per gli interessi mercantili dei genovesi. Pisa e Genova non erano le sole a nutrire ambizioni sull’isola infatti, nel 1073 papa Gregorio ne rivendicò la sovranità, unitamente a quelle di Corsica, Spagna e Ungheria minacciando nel 1080 i sardi che, se non si fossero sottomessi alla sua volontà, sarebbero stati ceduti ad una di queste potenze straniere.

Nel XII sec. genovesi e pisani ottennero dalle rispettive Chiese (le arcidiocesi delle due Repubbliche erano potentissime), a parziale indennizzo dell’attività prestata durante le Crociate, importanti tenute agricole e corposi privilegi fiscali quali l’esenzione daziaria.

 A quest’epoca risale la ripartizione della Sardegna in quattro giudicati  (unità amministrative completamente autonome): Torres o Logudoro, Gallura, Cagliari e Arborea. I genovesi si insediarono a Cagliari e poi a Torres mentre i Pisani occuparono il Logudoro e la Gallura.  

"S. Giorgio e i quattro mori, la bandiera della Sardegna".
“S. Giorgio e i quattro mori, la bandiera della Sardegna”.

 

A metà del ‘200 anche l’imperatore Federico Barbarossa decise di intromettersi nella questione cercando, a seconda degli alleati del momento, di infeudare il Regno di Sardegna prima a Guelfo VI di Toscana, poi a Barisone d’Arborea e infine al comune di Pisa. Naturalmente i Genovesi non la presero bene e, una volta tramontata la stella degli Hohenstaufen, se ne rimpadronirono sconfiggendo alla Meloria nel 1284 l’eterna rivale.

Nel 1297 papa Bonifacio VIII pose fine alle diatribe attribuendo la sovranità della Sardegna all’Aragona. Le grandi famiglie genovesi, fra le quali gli Spinola e i Doria ne presero atto “obtorto collo” ma per conservare le loro signorie, misero in atto una intelligente strategia; prima che gli spagnoli si impossessassero realmente dell’isola nel 1325, organizzarono numerosi matrimoni misti con la nobiltà locale, tramandandosi così il titolo di Giudice nei vari territori e mantenendo così una certa autonomia.

La famiglia che ne trasse i maggiori vantaggi fu quella dei Doria che a partire da Andrea (solo un antenato omonimo del celebre ammiraglio) fu sempre presente nell’amministrazione dell’isola. All’inizio del XIV sec. addirittura Branca Doria, quel personaggio a cui si deve la celebre invettiva di Dante, prima provò ad ottenerne l’investitura da parte della Santa Sede, poi di farsi nominare re nel 1311 dall’Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo.

"Castello Doria a Chiarimonti".
“Castello Doria a Chiaramonti”.

 

Oggetto delle questioni politiche erano il controllo delle saline di cui la Repubblica di Genova deteneva il monopolio e il possesso delle miniere di piombo argentifero di Villa Chiesa.

Nonostante la Sardegna sia rimasta nell’orbita spagnola fino al trattato di Utrecht del 1713, quando venne ceduta all’Austria, i Genovesi seppero tutelare con astuzia i propri interessi. Nel 1720 dopo tre anni di guerre la Quadruplice Alleanza (Francia, Inghilterra, Impero, Olanda) siglò la pace di L’Aia. In ottemperanza di questo trattato Filippo re di Spagna rinunciò alle sue pretese isolane in cambio della promessa austriaca della successione a Parma, Piacenza e Toscana del figlio Carlo. In questo contesto Vittorio Amedeo II di Savoia ricevette dall’Austria la Sardegna in cambio della Sicilia e ottenne di commutare il titolo di re di Sicilia che già deteneva, in quello di re di Sardegna. Con l’avvento dei Savoia Genova gradualmente andò a perdere i privilegi consolidati da secoli fino, con l’ignomignoso trattato di Versailles del 1814, a diventare essa stessa, acquistata dagli inglesi, parte del Regno di  Piemonte e Sardegna.