“Umbre de muri muri de mainé”…

Nel maggio 1938 Benito Mussolini, in veste di Capo del Governo, visitò Genova che per l’occasione inaugurò la statua detta del “Navigatore“, opera dello scultore Antonio Maria Morera. In realtà quello che venne mostrato al Duce era un calco in gesso poiché l’originale sarà terminato ed esposto solo l’anno successivo.

Il monumento al marinaio, Piazza della Vittoria , l’attigua Viale Brigate Partigiane e Piazza Rossetti si collocarono nell’ambito del progetto di edilizia fascista coordinato dall’architetto Piacentini che ridisegnò completamente la zona della Foce.

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“Foto d’epoca che ritrae il Navigatore nella conformazione originaria con la scritta sul basamento “Giovinezza del Littorio fa di tutti i mari il mare nostro e, dietro all’arco, le scuri dei fasci che spuntano”.

L’artista scolpì la sua idea di un marinaio forte e possente attorno alla cui figura, nel semicerchio, incise il motto “Vivere non necesse, navigare necesse est”. La massima deriva dallo storico Plutarco il quale, a sua volta, la attribuì a Pompeo che doveva convincere il suo equipaggio, restio ad affrontare la tempesta. I marinai infatti, timorosi per la propria sopravvivenza, non volevano salpare mentre era necessario che lo facessero poiché a Roma, di quel carico di grano proveniente dall’Africa, aveva urgenza. Di fronte al bene comune, in questo caso di Roma, la paura di non farcela ed il rischio di naufragare o morire, doveva passare in secondo piano. Questo significava l’eroico messaggio del condottiero romano. L’autore eseguì il bozzetto, per sottolinearne la mascolina potenza, completamente nudo ma, causa il puritanesimo dell’epoca, il pube venne ricoperto da una succinta ed imbarazzante cintura. Fu scelto come modello l’atleta genovese Nicolò Tronci, campione italiano di ginnastica, che aveva partecipato alle Olimpiadi di Berlino del 1936.

Ai lati erano posti dei fasci littori e sul basamento originale inciso il monito “Giovinezza del Littorio fa di tutti i mari il mare nostro” in seguito, per ovvi motivi politici, vennero rimossi i primi, sostituito il secondo.

Il poeta Gabriele D’Annunzio prese il monumento come fulgido esempio dell’arditismo nazionalistico: “La statua del Navigatore è una forte e serena raffigurazione dell’uomo ligure di mare, rude, tenace e semplice che, armato di un pesante remo, scruta l’orizzonte lontano, a guardia ideale del suo porto e della sua città. La prepotente anatomia muscolare del torace e dei bicipiti, delineate e modellate con forza, ma senza esagerazioni, è chiaramente allusiva alla potente capacità operativa e manovriera dei pesanti antichi remi lignei, armati di pesante cuoio”.

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“Il Navigatore al giorno d’oggi, depurato dei simboli fascisti, ma con lo sguardo sempre rivolto al mare e al suo infinito orizzonte”.

Anche se per fini propagandistici, il Vate colse argutamente l’essenza del navigatore ligure in generale e genovese in particolare; ammiragli, esploratori e marinai, naviganti coraggiosi ed intraprendenti, “Umbre de muri muri de mainé con il cuore sulla terraferma ma lo sguardo sempre rivolto all’orizzonte, a quell’infinito leopardesco del “e il naufragar m’è dolce in questo mar”.

L’anonimo poeta genovese, d’altra parte, già nel ‘200 aveva colto nel segno: “Noi che sempre navegemo e ‘n gran perigor semo en questo perigoloso mar, ni mai possamo repossar…”.

7 pensieri riguardo ““Umbre de muri muri de mainé”…”

    1. Sempre alla Foce,in fondo a Viale Brigate Partigiane in prossimità della rotatoria per sopraelevata o fiera del mare.

  1. Ho ben presente la statua del marinaio , che non è una meraviglia ma è tipica dello stile fascista,perché ho abitato qualche anno in via Rimassa e ricordo che a volte mi piaceva prendere un libro e andare a studiare sulla spiaggia davanti alla statua. Tempi molto lontani.

    1. “Umbre de muri…” è il verso iniziale di Creuza de ma del 1984 di De André. Ho usato questo escamotage per raccontare la statua del Navigatore del 1938. Monumento che, al di là del valore artistico,ben sintetizza l’indole marittima dei genovesi. Questo tema ha fatto da filo conduttore fra i due spunti, quello musicale di Fabrizio e quello metaforico dello scultore.

  2. Buongiorno. Da quanto è a mia conoscenza il modello cui s’è ispirato lo scultore non è l’atleta genovese Nicolò Tronci, ma di Paride Romagnoli, che ha partecipato alle olimpiadi di Berlino del 1936, campione e istruttore di lotta libera e greco romana, portuale, abitante a Genova in quel di Sturla. Paride era mio parente di 3° grado che nel dopoguerra mi fece vedere le bozze originali dell’autore in suo possesso.

    1. Ciao Mario, prendo atto della tua segnalazione ma non ho trovato una sola fonte che non parlasse di Tronci, comprese testimonianze dei “vecchi” della Foce.

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