Il Generale, come ci racconta lo storico Tito Livio, parte dalle Baleari e si presenta nel Golfo di Genova al comando di trenta navi in assetto da guerra, un numero imprecisato di imbarcazioni varie, dodicimila fanti e duemila cavalieri.


Distrugge, devasta e saccheggia la città che, parole sue: “non merita di essere risparmiata perché priva di una buona vigna” (il nostro vino gli era parso infatti aceto).
Il bottino viene trasportato fra le mura della fedele alleata Savona (forse da qui inizia la millenaria rivalità).
Roma riconoscente per il suo sacrificio nel 203 a.C. contribuirà alla ricostruzione di quella che diventerà la Signora del Mare, inviando mezzi e uomini al comando del Console Spurio Lucrezio.
Da qui, ancora oggi, nell’immaginario dei genovesi e non solo, avere il magone, cioè quel doloroso groppo alla gola, ricorda la paura e l’ansia provate in quella funesta circostanza.
Bella anche questa storia. Grazie
Quante volte ho detto “mi viene il magone “senza sapere cosa volesse dire.Adesso grazie a te so chi era Magone e che va scritto con la lettera maiuscola malgrado le sue malefatte.
Delle innumerevoli parole, in particolari di quelle in disuso, non perderne traccia è come fare delle scoperte archeologiche. Da queste si fanno fanno importanti scoperte storiche.