Storia… di un Abate… di maiali…

Nella zona di , imboccando ci si imbatte in un curioso bassorilievo che rappresenta, fra due scudi abrasi, un inginocchiato con al fianco un pugnale, di fronte a Sant'Antonio, raffigurato vicino ad un grufulante suino.

Il monaco armato simboleggia le lotte sostenute dall'Ordine per erigere e mantenere il loro monastero.

Da tempo immemore infatti, in loco esisteva una chiesa con annesso ospitale per i pellegrini in partenza o di ritorno dalla Terrasanta che aveva ottenuto un singolare privilegio, quello di possedere un branco di maiali.

I suini pascolavano liberamente per le strade del quartiere, cibandosi degli avanzi della popolazione e fu stabilito per decreto del Senato che fosse preservata la loro incolumità e, per distinguerli dagli altri, furono dotati di un rumoroso campanellino.

Il loro numero crebbe a dismisura così si decise che, a godere di tale immunità, fossero al massimo un verro, tre scrofe e venti porcellini; quelli in esubero avrebbero potuto essere catturati ed uccisi da chiunque. I monaci protestarono e ottennero che il Papa intercedesse in loro favore per far revocare tale provvedimento.

Un giorno però, i suini ormai padroni del Borgo, attaccarono un corteo di Senatori ferendone alcuni, decretando di fatto,con questa aggressione, la loro stessa fine.

Intervennero allora i  che lasciarono una consistente donazione ai frati in modo che potessero provvedere ai loro bisogni alimentari ed avviare gli ormai indispensabili lavori di ristrutturazione del complesso conventuale.

Inoltre, ogni 13 dicembre, le dame della famiglia patrizia provvedevano ad elargire ai monaci, a titolo personale, cinque scudi d'oro.

L' di Sant'Antonio, per sdebitarsi, iniziò la tradizione per cui, ad ogni Natale, un corteo in processione si recava a , portando in dono un maiale dell'Abbazia alla nobile casata.

Da qui, forse, l'origine della “Porchetta arrosto” come una delle portate, ormai dimenticate, della tradizione gastronomica natalizia genovese.

"Incisione ottocentesca che rappresenta la processione a San Matteo".
“Incisione ottocentesca che rappresenta la processione a San Matteo”.

4 pensieri riguardo “Storia… di un Abate… di maiali…”

  1. Non conoscevo la storia di questo convento,anzi non sapevo nemmeno che fosse esistito.Il Sant’Antonio abate del bassorilievo probabilmente era stato eletto protettore di quel convento perché raffigurato sempre con accanto un maiale.E adesso scusami Vittorio se ci metto una nota personale, ma spesso i tuoi racconti fanno riaffiorare in me dei ricordi molto lontani.Quando ero bambina la notte di Natale andavamo a Messa dalle suore Ravasco in Carignano ,dove io ho fatto le elementari.Prima della Messa andabamo a vedere un film natalizio e dopo la Messa andavamo da Gino che era un bar rosticceria in via xx che adesso è diventato un bar come tanti ma che allora era molto rinomato e ritiravamo una porchetta intera che mia madre aveva ordinato per il.pranzo del giorno dopo .Scusami se mi sono dilungata ma quelli sono stati i Natali più belli e sereni della mia vita.

  2. Non conoscevo questa storia e il fatto che la porchetta arrosto fosse un antico piatto genovese . Grazie a te imparo sempre qualcosa.

  3. In questo vico nel maggio 1913 al n.3 piano ultimo abitò il poeta Dino Campana. Scrivendo a Giovanni Papini dà come suo recapito questo indirizzo.

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