“Dall’alto di un cielo, Diamante, i nostri occhi vedranno”…

… “Passare insieme soldati e spose…”

I versi della canzone, dedicata da Zucchero alla nonna, sembrano scritti apposta  per descrivere invece lo stupore che si prova davanti al Forte Diamante.

Si staglia a 670 metri s.l.m. sulla vetta dell’omonimo monte sorvegliando dall’alto le vie di comunicazione fra le Valli Polcevera e Bisagno e la città. Eretta la Rocca sui resti di quella trecentesca che un tempo era nota come la “Bastia di Pino”, all’inizio la struttura difensiva fu concepita come un semplice avamposto del Forte Sperone e solo nel 1746, all’epoca della ribellione antiaustriaca del Carbone e del Balilla, i Magistrati delle Fortificazioni ne compresero l’importanza strategica. Fu così che fra il 1756 e il 1758, incoraggiati anche dai finanziamenti privati elargiti dal Marchese Giacomo Filippo Durazzo, incaricati gli esperti ingegneri francesi, deliberarono l’erezione di una nuova fortezza.

La planimetria del forte mostra due cinture concentriche poligonali dalla singolare forma stellare, di cui quella esterna, nel suo vertice nord orientale mostra un baluardo pentagonale volto sulla strada a mezza costa che, un tempo passando sotto Porta delle Chiappe, collegava Genova con Torrazza e proseguiva verso la pianura padana.

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“Il Forte visto da un’altra prospettiva”. Foto di Leti Gagge.

Nell’anno 1800 durante l’eroico assedio subito dalla Superba per mano austriaca, il Diamante fu teatro di un episodio di coraggio e orgoglio leggendario, protagonista la guarnigione francese posta a difesa della città: Il Comandante austriaco, Conte di Hohenzollern, impadronitosi delle vicine rocche dei Due Fratelli minacciò il presidio del forte stellato difeso dall’ufficiale francese Bertrand. “Vi intimo, Comandante, di rendere all’istante il vostro Forte, altrimenti tutto è pronto ed io vi prendo d’assalto e vi passo a fil di spada. Potete ancora ottenere una capitolazione onorevole”.

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“Feritoia dalla quale sparare al nemico”. Foto di Leti Gagge.

Il Capitano francese non si scompose e diede prova di grande determinazione rinnovando il proposito di resistere: ”Signor Generale, l’onore che è il pregio più caro dei veri soldati, proibisce imperiosamente alla brava guarnigione che io comando di rendere il Forte di cui mi si è affidato il comando, perché possa acconsentire alla resa per una semplice intimazione, e mi sta troppo a cuore Signor Generale, di meritare la Vostra stima per dichiararvi che la sola forma e l’impossibilità di difendermi più a lungo, potranno determinarmi a capitolare”.

Bertrand e la sua truppa, circa 250 soldati stipati in un presidio che ne poteva ospitare un centinaio, non si arresero ed anzi, con l’aiuto dei rinforzi del Generale Soult, giunti in soccorso da Forte Sperone, costrinsero le aquile bicipiti, alla ritirata.

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“Questa particolare istantanea ha evocato in me l’immagine della prua di una nave. Anche sui monti i Genovesi si difendono costruendo navi”. Foto di Leti Gagge.

Dopo il Congresso di Vienna del 1814 e il relativo passaggio della Repubblica sotto i Savoia la struttura fu restaurata ed ammodernata dal Genio Militare sardo. Sia nel 1849 durante l’aggressione del La Marmora che nel 1857 al tempo di Mazzini e Pisacane fu oggetto di vani tentativi di occupazione da parte dei ribelli.

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“Il Diamante visto da chi arrivava da sotto”. Foto di Leti Gagge.
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“Il sentiero che si percorre al ritorno in discesa”. Foto di Leti Gagge.

Dal 1914 il Forte è stato abbandonato al suo destino. Oggi, oltre un secolo dopo, forse nell’ambito del progetto “Forti Insieme” in cui il Demanio ha accettato di cederne al Comune la gestione, si intravvede qualche spiraglio di rinascita per questo e per tutti gli altri 14 splendidi forti che, tutti insieme loro si, costituiscono una delle più estese cinte murarie d’Europa, ben 19 km di perimetro, un patrimonio storico e paesaggistico in cui investire “Palanche” e di cui andare fieri.

3 pensieri riguardo ““Dall’alto di un cielo, Diamante, i nostri occhi vedranno”…”

  1. Ottimo articolo. Solo due inesattezze. Genova passò ai Savoia grazie al congresso di Vienna. Il Genio che perfezionò il Forte era quello militare e non quello civile. Grazie. Stefano Finauri

    1. Grazie a te Stefano della correzione e della precisazione. Colgo l’occasione per ringarziarti delle tue splendide cartoline. Vittorio Russo Delmonte

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