“Come un sogno Genova si sprofonda nel mare”…

Paul Klee giunse in Italia nel 1901 alla ricerca d’ispirazione dato che non aveva ancora deciso se intraprendere, come i suoi genitori l’attività di musicista, o quella di pittore. Le impressioni dell’artista  al suo arrivo a Genova  sono annotate in un libercolo intitolato “Diario Italiano” composto fra l’ottobre del 1901 e il maggio del 1902.

“Del mare avevo un’idea approssimativa, non però della vita in un porto. Vagoni ferroviari, minacciose gru a vapore, carichi di merce e uomini lungo argini di solida muratura, funi da scavalcare. Sfuggire ai barcaioli: «Giro del porto, panorama della città!», «Le navi da guerra americane!», «I fari!», «Il mare!». Sedersi sui grossi cavi di ferro. Clima insolito. Piroscafi da Liverpool, Marsiglia, Brema, la Spagna, la Grecia, l’America. Rispetto per la grandezza del globo terrestre. Centinaia di vapori accanto a innumerevoli vaporetti, velieri, rimorchiatori. E gli uomini, poi? le figure più strane, col fez. Qui, sugli argini, emigranti, italiani del Sud, accoccolati al sole (come lumache), gesticolare da scimmie, madri con lattanti al petto, i bambini più grandicelli che giocano e si bisticciano. Un vivandiere si fa largo con un recipiente fumante di «frutti di mare». Colpisce l’odore d’olio e di fumo. Donde proviene? Poi gli scaricatori di carbone, belle figure robuste, il torso nudo, agili e veloci, col carico in groppa (in testa un fazzoletto, a riparo dei capelli), sulla lunga passerella su al magazzino, per la pesatura. Poi, liberi, per un’altra passerella giù al piroscafo, dov’è pronta un’altra cesta piena. Così in incessante giro, uomini abbronzati dal sole, neri di carbone, rudi, sprezzanti. Lì un pescatore. L’acqua schifosa non può contenere nulla di buono. Non pesca nulla, e neppure gli altri. Gli arnesi: una corda, con un sasso attaccato, una zampa di gallina, un mollusco.
Sugli argini case e magazzini. Un mondo a sé. Noi semplici oziosi. Eppure fatichiamo, almeno con le gambe”.

“Castello e Sole”. Tela del 1928 di Paul Klee.

“Case alte, fino a tredici piani, vie strettissime nella città vecchia, fresche e maleodoranti, di sera una fitta folla, durante il giorno quasi solo bambini. I loro panni sventolano come bandiere di una città in festa. Cordicelle tese da una finestra a quella di fronte. Durante la giornata sole pungente in quelle viuzze, riflessi metallici del mare, dovunque una luce abbagliante. Con tutto questo, le note di un organetto, un mestiere pittoresco. Attorno bambini che ballano. Il teatro nella realtà. Ho portato molta malinconia oltre il San Gottardo. Dioniso non ha effetti semplici su di me”.

“Il pittore fotografato nel suo studio”.

“Il viaggio per mare è stato un avvenimento. Come andava gradatamente sparendo lontano, la grande Genova notturna, disseminata di luci, assorbita dal chiaro di luna, così come un sogno trapassa in un altro! […] Come un sogno Genova si sprofonda nel mare. Sono morto per questo mondo, dileguato con l’ultima luce? Oh, fosse così! Sarebbe possibile?”.

L’immagine onirica di Genova che “come un sogno si sprofonda nel mare” è, a mio modesto parere, quanto mai pertinente e suggestiva: uno splendido dono che i genovesi hanno voluto contraccambiare nel 1967 intitolando al pittore il principale liceo artistico cittadino.

Ma non solo poichè a progettare nel 2005 il museo di Berna a questi interamente dedicato è stato il nostro apprezzato architetto Renzo Piano.

Un commento su ““Come un sogno Genova si sprofonda nel mare”…”

  1. Bellissimo articolo, bello l’omaggio a Genova fatto da Paul Klee. La mimosa della prima foto, deve essere secolare come la palma a lei vicina, si trova nel giardino della antica casa dei miei antenati Gandolfi, qui venuti da Chiavari all’inizio dell’800.

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