… Quando in Carignano c’erano gli orti…

Quando, davanti al capolavoro dell’Alessi, c’erano solo orti e una piccola creuza che conduceva al Ponte Vecchio. Non c’erano pensiline dei bus, né parcheggi sotterranei o spiazzi di cemento fittizi. Uno dei rari momenti in cui la basilica sembra esente da lavori di costruzione o manutenzione. Tali opere furono infatti iniziate nel 1552 e portate a termine oltre due secoli dopo, al principio dell’800. Da questo prolungarsi quasi illimitato dei lavori nacque l’espressione, ad indicare un’opera la cui realizzazione andava per le lunghe, “come per la fabbrica di Carignano”. 

… Quando a Boccadasse…

c’era davvero un borgo marinaro con barche, reti e vele fin dentro casa… quando i confini tra terra e mare non erano così ben delineati… quando i gozzi si arrampicavano lungo la creuza… quando Gino Paoli non aveva ancora composto “La Gatta”.

Non come oggi, per quanto affascinante, una cartolina per turisti, un ristoro per studenti che hanno bigiato le lezioni, o un luogo di passeggiate per innamorati.

… quando la curiosa immagine della cartolina ritraeva le case e la spiaggetta attigue a ponente del borgo, tra l’attuale chiesa di S. Antonio e il locale La Baia degli Angeli prima che  la zona fosse rivoluzionata con la costruzione di Corso Italia a cavallo del primo decennio del secolo scorso.

… Quando… sotto S. Pietro…

… Corso Marconi e Corso Italia non erano ancora nate… quando alla Foce, dalla chiesa di S. Pietro, la creuza degradava direttamente sulla spiaggia… quando c’erano pescatori e trattorie odoranti di pesce fritto sui terrazzi… quando al posto dei Baracconi i marinai ricoveravano i loro gozzi sulla rena e riparavano le reti… quando le loro mogli, in attesa di caricare i carretti di guizzante pesce azzurro, stendevano le lenzuola come vele delle feluche.

… Quando c’era l’uovo di Colombo…

Quando nel 1892 per omaggiare il grande navigatore genovese fu allestito, in occasione dell’Expo a questi intitolato, un singolare ristorante dalla forma ovale: “Uovo di Colombo” così si chiamava la struttura, suddivisa su tre piani, alta 26 metri, che ospitava altrettanti lussuosi saloni sovrapposti dove pranzare in un contesto signorile. Specialità? Ovvio uova cucinate in tutte le maniere!

Quando al posto del Campo… c’era l’ippodromo…

quando il giovane marchese Musso Piantelli cedette al Genoa, di cui era socio, i terreni occupati dal suo galoppatoio per costruirvi nel 1911, parallelo al prato della Cajenna utilizzato dai rivali dell’Andrea Doria, il primo stadio di football in Italia. I due campi confinanti erano divisi da uno steccato di proprietà dei rossoblù per il quale ricevavano dai biancoblù un canone di affitto e un rimborso per la manutenzione.

Quando nel 1910 una delle manenti del marchese a cui era stata, a causa dei lavori per l’erezione del nuovo stadio, preclusa la luce del sole necessaria alla prosperità dei suoi orti pronunciò la famosa maledizione: “Genoa non vincerai nulla per i prossimi cent’anni; non vedrai più la luce delle vittorie, così come io non vedo più la luce del sole”.

Quando nel 1926 la Cajenna venne dichiarata inagibile ed il Grifone, approfittando della situazione ne entrò in possesso, liquidando con una congrua somma gli indesiderati rivali.

"Il vecchio Ferraris".
“Il vecchio campo di Via del Piano nel 1911”.

Il nuovo campo venne disposto parallelamente e non più perpendicolarmente al Bisagno e, dove un tempo sorgeva il campo della Doria, venne eretta la gradinata nord, cuore indomito della tifoseria genoana.

"Stadio Campo di Via del Piano inaugurato nel 1911".
“Stadio Campo di Via del Piano inaugurato il 22 gennaio 1911”.

Il primo dell’anno del 1933 venne inaugurato il nuovo impianto che aumentò la sua capienza da ventimila a trentamila spettatori e che venne intitolato a Luigi Ferraris capitano del “Vecchio Balordo”, medaglia d’argento al valor militare, caduto durante la Prima guerra mondiale. Nei decenni successivi la capacità venne adattata alle nuove esigenze della passione cittadina fino a ben oltre la soglia delle cinquantacinquemila presenze ospitando anche dal 1946, la neonata Sampdoria.

Quando in occasione di Italia Portogallo fu stabilito il record di affluenza con oltre sessantamila tifosi anche se i 57815 paganti (più circa duemila non paganti) del derby del 28/11/82 terminato 1-1, restano un dato di tutto rispetto.

Negli anni successivi non ci furono particolari stravolgimenti fino alla ristrutturazione dell’architetto Gregotti in occasione dei mondiali di Italia ’90, da allora, complici le restringenti normative di sicurezza, la capienza  è andata progressivamente riducendosi fino a quella attuale di circa trentaseimila spettatori.

"Le carrozze davanti alla tribuna".
“Le auto davanti alla tribuna e alle biglietterie del nuovo Luigi Ferraris nel 1933”. La biglietteria venne costruita nel 1926 ed è tuttora l’unica parte originale del primitivo stadio.

Prima che le terrazze…

terrazze
“Costruite fra il 1835 e il 1839 su progetto dell’architetto Ignazio Gardella senior erano  lunghe circa 400 metri da palazzo S. Giorgio a porta di S. Fede. Per far spazio alla ferrovia portuale, vennero smantellate fra il 1883 e il 1886”.

di marmo lasciassero il loro ottocentesco tracciato alla moderna sopraelevata… sopra eleganti signori in tuba e marsina mostravano orgogliosi alle loro dame il panorama portuale…

sotto laboriosi camalli rifornivano efficienti magazzini ed esercizi commerciali inerenti le attività marittime.