Edicola in Scurreria la Vecchia di fronte civ. n. 5

Di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia in corrispondenza del muro di contenimento del Chiostro dei Canonici di San Lorenzo è collocata una preziosa edicola secentesca.

Si tratta infatti di una votiva di Madonna col Bambino realizzata nel 1622.

All’interno del medaglione ovale in stucco dorato era conservato un dipinto su tavola purtroppo oggi scomparso.

Rimane sotto la tettoia in pietra uno scenografico decoro a drappeggio in uno splendido azzurro con teste di cherubini alati, riccioli e motivi floreali. Sotto la mensa spicca un cherubino ad ali spiegate.

In Copertina: La Madonna di fronte al civ. n. 5 di Scurreria la Vecchia. Foto di Giovanni Caciagli.

Canneto il Lungo civ. 14

In Canneto il Lungo nei pressi dell’archivolto Baliano si nota, incastonato in un intonaco rosso corallo, un pilastro tondo in conci bicromi.

Il capitello è cubico in pietra nera.

Ancora visibili sono i resti di due archi in laterizio del XV secolo. All’altezza del primo piano si nota un fregio di archetti in laterizio intonacati con peducci in pietra.

Sul portalino una nicchia vuota che conteneva una statua andata perduta.

In Copertina: Via di Canneto il Lungo. Foto dell’autore.

Il marmo igienico

In Piazza Fontane Marose in un lato del Palazzo Interiano Pallavicino si trova una sporgenza di marmo dalla curiosa forma.

Tale manufatto aveva la duplice funzione di evitare che quell’angolo diventasse un orinatorio pubblico o un nascondiglio per malintenzionati.

Il riempire gli angoli con pietre, marmi e materiale vario, serviva a salvaguardare ambienti poco areati come quelli dei caruggi, dalla puzza e dal proliferare delle malattie.

Purtroppo infatti orinare sui muri e fare i propri bisogni all’aperto era un tempo usanza diffusa.

Di questa pratica deterrente esistono anche altre testimonianze. Ad esempio un’altra sporgenza con scanalature molto simili, in Via San Siro e altre due, invece lisce, in via Balbi all’ingresso della Facoltà di Giurisprudenza (ex convento dei Gesuiti).

In Copertina: Il marmo igienico di Palazzo Interiano Pallavicino. Foto di Stefano Eloggi.


Mercurio e Balilla

Da Piazza Dante scendendo il tratto finale di Via Fieschi si incrocia Via XX Settembre.

Attraversandola per salire verso Via V Dicembre si oltrepassa un monumentale arco con lo stemma di Genova sorretto da due personaggi opera dello scultore lucchese Arnaldo Fazzi

Il primo sulla destra è l’aitante Mercurio che impugna il bastone alato sul quale si attorcigliano due serpenti e rappresenta la prosperità.
Mercurio infatti è il dio del commercio e fu quindi scelto per vigilare sui negozi di questa importante e trafficata strada.

Il secondo a sinistra è Balilla il giovane eroe che diede il via all’insurrezione contro l’invasore austriaco.

Lo si riconosce dal fatto che la statua che raffigura Gian Battista Perasso stringe in mano il sasso, simbolo della rivolta, lanciato ad inizio della ribellione.

Da qui infatti inizia lo storico sestiere di Portoria dove il 5 dicembre 1746 il Balilla, secondo la tradizione, pronunziò il celebre che “l’inse” (che abbia inizio).

In Copertina: L’arco monumentale di Via V Dicembre. Foto dell’autore.

Salita Inferiore di S. Anna

Salita Inferiore di S. Anna si trova nei pressi di Via Caffaro e conduce alla Circonvallazione a Monte e a Corso Magenta.

Qui, attraversata la strada, si salgono le scalette che portano al Poggio Bachernia che ospita la chiesa di S. Anna.

Usciti dal convento di S. Anna si incontra un cancelletto poco visibile al cui interno si nasconde il piccolo chiostro di un ex convento di monache la cui struttura è inglobata negli edifici confinanti.

All’altezza del civ. n. 26 si possono ammirare gli stucchi settecenteschi di un’edicola votiva che conteneva un dipinto di cui non sono riuscito a trovare informazioni.

Al civ. n 6 il dipinto sec. XVII-XVIII all’interno del medaglione barocco è andato invece perduto.

Nel cortile del civ. n. 22r si trova un’altra votiva che raffigura la Madonna della Misericordia che, contrariamente alla rappresentazione classica con il Beato Botta, stringe fra le braccia un bambino.

In Copertina: Salita Inferiore di S. Anna. Foto di Anna Armenise.

Portale in Vico dei Ragazzi 7r.

Poco prima dell’archivolto che immette in piazzetta Invrea sul fianco del palazzo a cui si accede dal civ. n. 3, si incontrano vestigia di un lontano passato.

Si tratta dei residui al 7r di un portale in pietra di Promontorio risalente addirittura al XIII secolo.

Ormai distrutto resta solo il trave in pietra nera che ritrae in rilievo una Madonna col Bambino racchiusa in una corona di fiori sorretta da due angeli.

Dalle descrizioni precedenti si evince che ai lati erano scolpiti candelabri, uccelli, mostri e figure alati.

In alto sul lato destro dello stipite si nota un medaglione imperiale.

In Copertina: Portale di Vico dei Ragazzi 7r. Foto di Giovanni Cogorno.

Portale Vico Denegri

A pochi passi dalla brulicante piazza Banchi si imbuca un caruggio molto meno frequentato: vico Denegri.

Qui, superato la famosa loggia con la colonna ottagonale di palazzo Ambrogio Di Negro, varcato l’archivolto si è improvvisamente proiettati in un altro mondo.

Un mondo fatto di abbandono, trascuratezza e disamore purtroppo per la propria città.

Capita così che il portale in marmo bianco del civ. n. 8 sia trasandato.

Le colonne doriche e lo stemma abraso, oltre al degrado e alla sporcizia, subiscono l’onta dei gradini consunti e, soprattutto, dell’antistante sede stradale sconnessa con lastre di pietra addirittura divelte.

In Copertina: Il portone del civ. n. 8 di vico Denegri. Foto di Giovanni Cogorno.

Portone palazzo Baxadonne

Al civ. n. 32 di Via San Giorgio si trova, eretto intorno al 1530, il palazzo Baxadonne De Franchi.

Dopo le numerose trasformazioni avvenute fino al ‘800 dell”edificio originale rimane il bel portale marmoreo.

Decorato con colonne doriche abbellite da collarini floreali. Nelle metope un tripudio di mensole a triglifo, burroni, elmi e clipei.

Le basi dei piedistalli sono invece scolpiti con armi, scudi, animali marini e una testa di Medusa.

La porta è in ferro borchiato con classico batacchio traforato.

Sul trave recita il cartiglio:

Gratia Conceditvr VSV.

In una sera piovosa del 26 aprile del 1827, Giuseppe Mazzini pose il piede sul consunto gradino per andare ad iscriversi alla Carboneria .

In Copertina: Portone di Palazzo Baxadonne De Franchi. Foto e aneddoto mazziniano di Ettore Parodi.

Il Portale di Santa Zita

Le chiese di Santa Zita, di Borgo Incrociati e di Santa Croce in origine erano il luogo di culto della comunità lucchese a Genova.

Nell’antico quartiere medievale di Borgo Pila fino al 1278 infatti, per volere dei mercanti e tessitori toscani, si trovava il tempio intitolato al Volto Santo, simulacro assai venerato a Lucca.

Dopo tale data la chiesa venne dedicata alla martire loro concittadina Zita e diventò punto di riferimento per gli abitanti della zona del Bisagno.

Nel ‘400 poi l’edificio fu gravemente danneggiato da una piena del fiume e, demolito, successivamente ricostruito.

Alla fine del’800 la chiesa, di dimensioni insufficienti per accogliere i fedeli, venne ancora atterrata.

Così nel 1893, grazie alla donazione di un terreno adiacente da parte della Duchessa di Galliera, in quella che a quel tempo era via Minerva, oggi Corso Buenos Aires, venne riedificata nelle attuali forme neo rinascimentali in stile fiorentino.

Della chiesa quattrocentesca rimangono una statua della Madonna di Città, una tela di Valerio Castello con il Miracolo di santa Zita e il portale della vecchia chiesa.

Quest’ultimo è stato collocato nella parte posteriore della chiesa lato via Santa Zita: sul suo architrave reca tre statue (un Crocifisso con ai lati la Madonna e san Giovanni Battista), provenienti da un altare scomparso; sono tutte e tre opera del maestro Giovanni Antonio Paracca (XVI secolo), noto anche come il Valsoldo.

In Copertina: il Portale originario di Santa Zita. Foto dell’autore.